Con il suo passato ricco di storia, Lecce è in grado di riservare diverse sorprese ai tanti visitatori che ogni anno la scelgono come meta per una vacanza.

Nelle profondità del capoluogo salentino scorre un fiume che, proprio come avviene per altre influenze culturali e storiche della città poco visibili, appare solo di fronte a chi vuole davvero scoprire gli angoli segreti di Lecce.

Ripercorriamo idealmente il tragitto del corso d’acqua e i legami con la città pugliese a metà tra storia e folklore.

Sulle tracce di un corso d’acqua avvolto nel mito

Tra le caratteristiche che contribuiscono a rendere Lecce una città ricca di fascino spiccano i molteplici passaggi sotterranei, situati in punti strategici della città. L’obiettivo di questi collegamenti, situati in concomitanza dei palazzi nobiliari, era quello di favorire un’eventuale fuga in caso di attacco.

Un altro segreto celato tra le fondamenta degli edifici storici leccesi è l’Idume. Il corso d’acqua si snoda per poco meno di una decina di chilometri sotto alcune delle costruzioni più famose di tutta la città, tra cui ad esempio l’imponente castello di Carlo V.

I punti migliori per osservare in prima persona questo antichissimo fiume sono il pozzo del Museo Archeologico Faggiano, nonché i sotterranei di Palazzo Adorno. È proprio sotto all’edificio storico, considerato uno dei più importanti esempi architettura del Cinquecento, che l’importanza del fiume emerge in tutta la sua chiarezza. I membri della famiglia Adorno, una stirpe di origine genovese, erano soliti utilizzare le acque dolci del fiume come una vera e propria piscina.

Negli ultimi anni la reputazione del fiume si è indissolubilmente legata alle leggende popolari, che spaziano dal tragico al folkloristico. Una delle più famose in tal senso è quella secondo la quale i custodi di Palazzo Adorno udirebbero spesso il pianto di un fanciullo durante la notte.

La leggenda narra infatti che diversi anni fa il figlio piccolo di un militare cade nelle acque del fiume per non essere mai più ritrovato. Gli eventi luttuosi sono spesso alla base dei miti, ma l’Idume è un corso d’acqua dalle suggestioni anche più fantasiose. Sono in molti ad aver tramandato l’aura particolare del fiume, che la credenza popolare vuole abitato da creature acquatiche magiche.

Il retaggio storico del fiume sotterraneo di Lecce

Nel punto più visibile del fiume, Palazzo Adorno, è possibile risalire a uno dei primi usi delle sue acque. Sembra infatti che le persone di fede ebraica utilizzassero la fonte per riti purificatori, come testimoniano svariate incisioni in lingua ebraica presenti nella sala ipogea.

Inoltre, stando a quanto è possibile comprendere dall’analisi degli scritti del filosofo Plinio il Vecchio, il fiume era conosciuto già in epoca romana. Nel corso dei secoli sono apparse altre citazioni, la più famosa delle quali è nell’opera poetica di Ascanio Grandi, che nel diciassettesimo secolo si riferisce all’Idume come a un corso d’acqua avvolto nel mistero e consacrato alle ninfe. Tornando prosaicamente ai giorni nostri è possibile scoprire le origini più tangibili del fiume.

Le acque salgono in superficie fuori dal territorio urbano, filtrando tra le cavità naturali. Una volta attraversato il centro di Lecce senza palesarsi, il fiume Idume riemerge prima di confluire nell’Adriatico.

Lungo questo tratto è possibile scorgere le acque che si snodano tra la vegetazione di Torre Chianca. Questa scenografica costruzione risale al sedicesimo secolo e, come del resto avviene per molti altri esempi simili, nasce con l’intento di proteggere gli abitanti del posto dalle numerose incursioni a opera dei pirati di origine saracena.

Nei tratti finali della sua estensione, il fiume entra in piena sinergia con la natura circostante, dopo essere passato inosservato in città. Sulle sue sponde è possibile scorgere una peculiare varietà di salicornia e un narciso dai profumi e colori inconfondibili.

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