Il vero Salento si riconosce dai profumi che escono dalle cucine, dai gesti delle mani che impastano lentamente, dai racconti sussurrati accanto al forno mentre si aspetta che il pane sia cotto. Un viaggio nei sapori delle case salentine non è solo un percorso gastronomico, ma un’immersione nella cultura più profonda di questa terra, fatta di memoria, semplicità e tradizione.
Il calore del forno a legna: cuore delle case di una volta
In ogni paese del Salento, fino a qualche decennio fa, il forno a legna era un vero e proprio luogo di incontro. Le famiglie impastavano il pane in casa, poi lo portavano a cuocere nel forno comune o nel forno di famiglia, scavato nella pietra o costruito in giardino. Il calore, il profumo e il rumore del fuoco erano parte della quotidianità, e attorno a quel fuoco si raccontavano storie, si davano consigli, si condividevano speranze.
Oggi, alcuni di questi forni sopravvivono ancora, restaurati o mantenuti attivi nelle masserie, nei casolari di campagna o nelle cucine delle nonne. Qui si cuociono ancora le frise croccanti, il pane di grano duro, le focacce con i pomodorini, e a volte anche dolci tradizionali come le pitteddhe o i bocconotti.
Il forno a legna non è solo uno strumento di cottura: è un simbolo di comunità, lentezza e autenticità.
Fichi secchi e conserve: l’arte della pazienza
Tra le conserve più amate nelle case salentine ci sono i fichi secchi, preparati con una pazienza antica. Dopo la raccolta estiva, i fichi venivano tagliati a metà, esposti al sole su reti di canna e girati a mano ogni giorno. Una volta pronti, venivano farciti con mandorle tostate e buccia d’arancia, poi conservati in barattoli o foglie di alloro, pronti per essere gustati in inverno.
Oltre ai fichi, nelle cucine salentine si preparano ancora oggi conserve di ogni tipo: i pomodori secchi, sott’olio o “a pennula” (appesi), le melanzane a filetti, le zucchine marinate, i carciofini sott’olio e le immancabili olive nere passate al forno o conservate in salamoia.
Sono gesti che si ripetono da generazioni, tramandati con cura, perché ogni famiglia ha la sua “ricetta segreta” o il suo tocco in più. E ogni prodotto conserva il sapore di un’estate lunga, vissuta sotto il sole.
Ricette tramandate a voce: quando la cucina è memoria
In Salento, le ricette raramente si trovano scritte. Più spesso si imparano “a occhio”, guardando le mani della nonna, assaggiando, riprovando. E proprio per questo ogni piatto ha una storia familiare, un’anima personale, diversa da casa a casa.
Tra i piatti che raccontano meglio questa tradizione ci sono:
- Ciceri e tria, un piatto povero ma saporito fatto con ceci e pasta fritta e bollita insieme;
- Sagne ncannulate, una pasta arrotolata a mano che raccoglie il sugo come poche;
- Pitta di patate, un tortino rustico che profuma di cipolla, pomodoro e capperi;
- Pezzetti di cavallo al sugo, cucinati lentamente in pentole di terracotta.
E poi ci sono le ricette dei dolci, tramandate per le feste: le cartellate, i purceddhruzzi, le pitteddhe con mostarda di fichi. Ogni sapore rievoca un momento dell’anno, una celebrazione, un ricordo d’infanzia.
Un patrimonio da riscoprire, anche in viaggio
Per chi soggiorna in Salento, assaggiare questi sapori non è solo una questione di gusto: è un modo per entrare in contatto con l’identità del territorio. Molte masserie e agriturismi oggi propongono esperienze culinarie autentiche, come la preparazione del pane, la cottura nei forni a legna, i laboratori di pasta fresca o le degustazioni di fichi e conserve.
Non si tratta solo di mangiare bene, ma di toccare con mano una tradizione che ha saputo resistere al tempo, trasformandosi in esperienza e accoglienza.
Un viaggio nei sapori che sanno di casa
Il Salento è fatto di mare e vento, certo, ma anche di tavole imbandite, forni accesi, mani che impastano e voci che raccontano. Scoprire i sapori delle case salentine significa vivere un’esperienza semplice e preziosa, che lascia qualcosa dentro. Un profumo, un gesto, un sapore che resta nella memoria.
E ogni volta che, anche lontano, assaggerai un fico secco o sentirai l’odore del pane caldo, il pensiero tornerà qui: a una terra che si racconta anche con il cibo.
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