Nel cuore del Salento, in particolare dell’antica enclave linguistica della Grecìa Salentina, sorge un borgo al quale si rimanda la nascita del famoso fenomeno del tarantismo: si tratta di Galatina, una cittadina dalla storia antichissima che vanta un patrimonio storico e culturale tutto da scoprire.
Non si dimentichi che proprio in questo centro del Salento, sito a soli 25 km da Lecce, è nata una delle leccornie più rappresentative della gastronomia salentina, ovvero il pasticciotto.
Cosa vedere a Galatina: le chiese più belle
L’area in cui oggi sorge Galatina è stata abitata sin dall’epoca pre-romana e romana, fino all’arrivo dei Goti che hanno cacciato le prime popolazioni. L’origine del borgo vero e proprio è attestata intorno al IX-X secolo, all’epoca della colonizzazione bizantina, per poi svilupparsi con i Normanni.
Sarà però con Raimondo Orsini Del Balzo, noto anche come Raimiondello, che Galatina vivrà il suo periodo più florido, sia dal punto di vista economico che architettonico.
Il centro storico di Galatina, un tempo cinto da mura, è un piccolo gioiello scolpito nella pietra, con stradine basolate, caratteristiche case a corte, edifici nobiliari e chiese barocche e gotiche, mostrandosi dunque ai visitatori come un museo a cielo aperto.
Vi si accede tramite tre ingressi: la Porta Luce sita vicino al Santuario della Madonna della Luce; la Porta Cappuccini, dietro alla quale si snoda il vicoletto utilizzato dai frati per raggiungere il Monte di Pietà; la Porta Nuova, sovrastata dalla statua di San Pietro (è infatti soprannominata anche Porta San Pietro).
La Chiesa Madre di Galatina è dedicata ai Santi Pietro e Paolo ed è stata costruita in stile tardo-barocco nel XIV secolo: all’interno sono custodite tele di pregio, affreschi dell’800 sulla vita di San Pietro e altari in marmo policromo come quello splendido situato nel Cappellone del Sacramento.
È però la Basilica di S.Caterina d’Alessandria ad incantare particolarmente, nel suo bellissimo stile romanico: è stata edificata per volere del Raimondello, per custodire la reliquia del dito della Santa Caterina, portata da lui stesso a Galatina dalle Crociate.
Fu però la moglie Maria d’Enghien a rendere splendida la chiesa, commissionando una serie di affreschi ad artisti di scuola giottesca, raffiguranti la vita di S.Caterina, la Genesi, l’Apocalisse e i 7 Sacramenti. Non stupisce che questa chiesa sia stata dichiarata nel 1870 Monumento Nazionale.
Cosa vedere nella città della Taranta
Tra le altre chiese da vedere a Galatina, non si possono non visitare la Chiesa delle Anime Sante del Purgatorio, dalla pianta ottagonale e custode di bellissime statue in cartapesta e la Chiesa di San Paolo.
Quest’ultima risale al XIII secolo ed è oggi inglobata nel Palazzo Tondi: pare che in questo luogo di culto le donne morse dalle tarantole, mentre lavoravano nei campi, venivano portate per trovare sollievo dai crampi, dai dolori e dalle convulsioni causate dal veleno. Si chiedeva l’intercessione del santo e nello stesso tempo le tarantate davano vita a danze frenetiche al suono ritmato di tamburelli.
Nella Cappella delle Tarantate c’è anche un pozzo, dalle quali veniva attinta l’acqua santa per guarire le malcapitate, a quanto pare benedetta dallo stesso San Paolo per ringraziare i cittadini dell’ospitalità ricevuta. Sembra che l’Apostolo effettivamente sostò qualche tempo a Galatina nel suo viaggio verso Roma, tanto che la cittadina, fino al 1861, si chiamava Sancti Petri in Galatina.
Tra gli edifici civili di Galatina, merita senz’altro una visita il cinquecentesco Palazzo Baldi, dove un tempo soggiornava il vescovo di Otranto quando partecipava a incontri ecumenici e intellettuali.
Il palazzo mostra ai visitatori volte in calda pietra leccese, affreschi a tema religioso, pozzi, passaggi segreti e cisterne costruite per raccogliere l’acqua piovana. Sono anche presenti un osservatorio astronomico e un profumato agrumeto centenario.
Non si può dire di essere stati a Galatina senza aver assaggiato il famoso pasticciotto che, nonostante porti con sè la dicitura “leccese”, è nato di fatto proprio in questo angolo della Grecìa Salentina.
Si tratta di un dolce di pasta frolla con ripieno di crema pasticcera, anche se oggi le varianti di questa delizia sono tantissime e tutte gustose. È stato il pasticcere Andrea Scalone a inventarlo nel 1745: pensava di aver creato un pasticcio, riutilizzando gli avanzi di una torta, senza sapere che avrebbe creato uno dei cibi tipici del patrimonio gastronomico del Salento.
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