Sono moltissimi i motivi per i quali l’Italia è il paese più amato al mondo. Tra questi ci sono i paesaggi, le città d’arte e il patrimonio enogastronomico, fatto di prodotti di altissima qualità, gustosi, genuini e dalla lunghissima tradizione.
Tra i cibi più buoni e identificativi di alcune zone d’Italia, in particolare la Puglia, ci sono le pittole. Parliamo di frittelline più o meno tondeggianti che allietano i palati, soprattutto durante il periodo natalizio, e fanno parte dei PAT, “Prodotti Agroalimentari Tradizionali”.
Cosa sono le Pittole o Pittule
In Puglia, a seconda delle varie zone, la pittola assume nomi diversi. Ad esempio, nel barese si chiamano popizze mentre in Salento prendono il nome di pittule.
Queste frittelline rappresentano uno degli street-food più amati non solo dai locali, ma anche dai turisti. Non a caso, in Salento, dove le leccornie tradizionali non mancano di certo (si pensi alla puccia, al pasticciotto, a ciceri e tria e alla scapece), sono molte le feste e le sagre dedicate alla pittole. Famose sono, per esempio, le sagre di Vernole, di Surano e di Specchia.
A Gallipoli poi, splendido borgo situato sulla costa ionica salentina, ad agosto va in scena la Sagra te la Pittula e te lu purpu. In quest’occasione è possibile fare una scorpacciata di pittole e di purpu alla pignata, con le note della pizzica in sottofondo.
Sono davvero tantissimi i modi per gustare le pittole: semplici e con una leggerissima spolverata di sale, oppure farcite con ingredienti legati al territorio.
Le più amate sono:
- le pittole alle acciughe,
- alla pizzaiola con capperi, pomodorini, olive e origano,
- con olive nere,
- con borraggine,
- al cavolfiore precedentemente bollito,
- con le rape ‘nfucate,
- con i pomodorini secchi,
- con le patate dolci.
Tra tutte spiccano le pittole con il baccalà bollito e tritato, protagonista indiscussa sulle tavole salentine durante la cena della Vigilia di Natale.
Chi ama la ricetta dolce non rimarrà deluso, perché si possono degustare anche ricoperte di semplice zucchero semolato, farcite di crema di nocciola, affogate nel vino cotto o in quello di fichi. Oppure, possono essere gustate con una generosa colata di miele sopra. In quest’ultimo caso in molti rivedono i loukoumades, tipico dolcetto greco costituito anch’esso da palline di pasta fritta e miele. Pare però che queste arrivarono in Grecia solo con la dominazione ottomana e dunque ben più tardi rispetto alla nascita della Magna Grecia, dove si svilupparono le pittole.
Storia, Leggende e Ricetta delle Pettole
L’origine delle pittole è incerta. C’è chi afferma siano state introdotte nel sud Italia, in particolare in Puglia e in Salento, dagli emigranti albanesi giunti nel XV secolo.
La leggenda invece narra che un giorno una massaia che aveva appena preparato l’impasto per il pane, fu distratta dal passaggio di pastori abruzzesi nel pieno della transumanza. A rapirla fu il suono delle zampogne, suonate dai pastori durante le loro lunghe traversate. Quando la donna ritornò dal suo impasto, si accorse che era lievitato oltre misura e, non sapendo cosa farne, decise di farci delle palline e friggerle. Quando i suoi figli le assaggiarono, ne rimasero deliziati: la donna le chiamò pèttole, ossia focaccine.
Le versioni di questa storia sono tante. Per esempio, c’è chi dice che non furono i pastori a distrarre la massaia ma la predica di San Francesco d’Assisi, nel corso della sua opera evangelica.
La tradizione cristiana, invece, individua la massaia in Santa Elisabetta, in questo caso immersa totalmente nell’incontro con la Vergine Maria. Proprio per questo motivo le pittole sono anche paragonate al cuscino che ha sostenuto il capo di Gesù Bambino al momento della sua nascita.
La ricetta delle pittule
Qualunque sia la loro origine, le pittole sono una vera e propria leccornia da gustare in ogni occasione e da preparare in casa.
Gli ingredienti per prepararle sono:
- 375 ml di acqua,
- 1/2 cucchiaio di sale grosso,
- 12 gr di lievito di birra.
Per prima cosa bisogna setacciare la farina e aggiungervi il sale. Aggiungere poi il cubetto di lievito di birra fatto sciogliere in un po’ di acqua tiepida.
Comincia a mescolare il tutto e aggiungi poco alla volta tutta l’acqua. L’impasto deve essere lavorato in maniera molto energica, fino a quando non risulta appiccicoso e molto morbido.
Copri la ciotola con un telo e fai lievitare in un luogo buio per almeno 3-4 ore, fino a quando non sarà triplicato. A questo punto, con un cucchiaio inumidito di acqua fredda, prendi un pochino di impasto e friggilo in abbondante olio di semi. Qui si creano le tipiche codette delle pittole.
Quando si saranno ben dorate, bisogna scolale su carta assorbente e servirle ben calde, sia in versione dolce che salata.
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