Noto come giardino megalitico d’Italia, Giurdignano è un piccolo borgo del Salento divenuto celebre per l’elevato numero di menhir e dolmen rinvenuti nel suo territorio.

I manufatti di epoca preistorica sono sparsi alle porte del piccolo centro e nelle campagne circostanti e attirano un discreto numero di visitatori e addetti ai lavori. Il Salento è il luogo che conta il maggior numero di manufatti preistorici in Italia e a Giurdignano è possibile percorrere un vero e proprio itinerario, in grado di condurre alla scoperta di un luogo davvero unico nel suo genere.

Per orientarsi lungo il percorso è sufficiente cercare con lo sguardo i cartelloni che indicano il cosiddetto Percorso Megalitico e le relative tabelle descrittive. Giurdignano dista una manciata di km da Otranto e conserva, intatti o quasi, ben 18 menhir e 7 dolmen.

Cosa sono i dolmen e i menhir?

Prima di scoprire la ricchezza storica e culturale di questo piccolo borgo del Salento, è importante capire bene cosa sono i dolmen e i menhir.

I primi sono sepolture preistoriche costituite da blocchi o lastre di pietra non tagliati, poggiati a terra allo scopo di sorreggere un ulteriore monolite che funge da copertura.

I menhir, invece, sono monumenti megalitici formati da una grossa pietra di forma irregolare, la cui base veniva sepolta direttamente nel terreno. Spesso, questi monumenti venivano eretti in prossimità di un dolmen per ragioni puramente commemorative.

Il percorso megalitico di Giurdignano dura circa 4 ore, soste incluse. Si raccomanda la visita al frantoio ipogeo detto Trappitello del Duca e alla cripta dedicata a San Salvatore. Il sentiero è percorribile in ogni periodo dell’anno, sebbene sia consigliabile evitare le giornate più calde.

L’inizio del percorso megalitico e il frantoio ipogeo

La maggior parte dei megaliti ritrovati in zona è ancora perfettamente integra. Alcuni manufatti sorgono nei cortili delle abitazioni civili, mentre altri lungo la strada e nelle campagne prospicienti il centro abitato. Il percorso megalitico prende il via nella piazza principale del paese e prosegue verso la periferia e le aree rurali di Giurdignano, percorrendo stradine asfaltate o sterrate.

I megaliti che inaugurano l’itinerario sono i cosiddetti menhir Gemelli, due monoliti alti più di 2 metri e pressoché identici, tanto da meritarsi quest’appellativo. Dopo qualche centinaio di metri, il percorso esce dall’abitato e incrocia il Trappitello del Duca, uno splendido e antichissimo frantoio ipogeo scavato direttamente nella roccia.

Il frantoio risale ai primi del Cinquecento ed è accessibile tramite una scaletta di pietra che conduce all’interno di un’ampia sala perfettamente ristrutturata, contenente molti strumenti tradizionali impiegati per la produzione dell’olio d’oliva.

Tra questi figurano torchi, sciave, macine e tanto altro ancora. Dopo una breve sosta, è possibile proseguire alla volta degli altri monoliti preistorici. Una volta uscito dal paese, il tracciato attraversa splendidi uliveti, vigneti e frutteti, sfiorando antiche masserie.

La seconda parte del percorso

A soli 500 metri dal frantoio ipogeo sorge il menhir detto Vicinanze 1. Alto poco più di 3 metri, è situato di fianco a un antico casale e a un altro menhir, detto Vicinanze 2. Anche quest’ultimo misura circa 3 metri ma, a differenza del precedente, è posto sopra uno sperone di roccia che ne accresce ulteriormente le dimensioni.

Dopo aver attraversato una serie di campi coltivati dai quali si sollevano profumi inebrianti, tra cui quello della rucola selvatica, del finocchio e della menta, ci si imbatte nel menhir San Paolo.

Anche questo supera abbondantemente i 2 metri e sorge al di sopra di uno sperone di roccia nel quale fu scavata la cripta di San Paolo. Quest’ultima ha l’aspetto di una grotta, conserva tracce di antichi affreschi ed è liberamente accessibile.

Il percorso megalitico disegna un anello che, dopo aver attraversato i campi, fa ritorno verso il centro storico del paese. Proprio qui sorge il menhir San Vincenzo, alto poco più di 3 metri e mezzo.

L’itinerario si conclude dinanzi alla cripta bizantina di San Salvatore, anch’essa scavata interamente nella roccia e costituita da tre navate separate tra loro da quattro pilastri. Ogni navata termina con un’abside, all’interno dei quali sono conservate tracce di affreschi.

La cripta di San Salvatore è una delle chiese rupestri più importanti e meglio conservate d’Italia, soprattutto per gli straordinari dettagli che cela.

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